mercoledì 30 maggio 2018

"How to get away with murder" di Viviana Borrelli


Coliver: incontri che ti cambiano


È un thriller giudiziario americano trasmesso dalla ABC a partire dal 2014, creato da Peter Nowalk e prodotto da Shonda Rhimes.
Sin dai primi minuti di visione, si è catapultati in una storia avvincente, misteriosa, noir. In un turbinio di flashback e flash-forward, passato, presente e futuro dei personaggi sono sapientemente ricamati tra loro, creando una trama avvincente e ricca di colpi di scena.
Annalise Keating, avvocato e docente di diritto penale presso una prestigiosa università, sceglie i migliori cinque studenti del suo corso per affiancarla nei suoi casi giudiziari, supportata dai suoi fidati collaboratori: Frank Delfino e Bonnie Winterbottom (una straordinaria Liza Weil).
La recitazione dell’intero cast è eccellente; siamo davanti a uno show di una qualità molto, molto alta e la prima stagione, composta da quindici episodi, è un susseguirsi di colpi di scena mai banali. Decine di tasselli che, via via, danno vita a un quadro intrigante e sorprendente.
Nel corso dei casi giudiziari, facciamo la conoscenza dei vari personaggi. 
how to get away with murder prima serie

Viola Davis, magnifica nel ruolo di Annalise Keating, è il perno attorno al quale ruota lo show. Con una interpretazione davvero notevole, ha saputo colorare la sua Annalise di meravigliose sfumature. Tanto forte e decisa sul lavoro, quanto fragile nel privato.
Tra i coprotagonisti, spicca il personaggio di Connor Walsh, interpretato da un eccellente Jack Falahee. Un giovane uomo, scaltro e privo di scrupoli che sfrutta la sua omosessualità per carpire informazioni utili ai casi, con l’obiettivo di farsi notare da Annalise e diventare il primo del corso. Finalmente, ci si distacca dagli stereotipi: Connor non si nasconde, non ha paura di se stesso, non chiede scusa per ciò che prova. Connor è pronto a tutto pur di raggiungere i suoi obiettivi, senza ripensamenti o particolari scrupoli; ma l’incontro con il timido Oliver lo cambierà profondamente...

Viviana Borrelli

Continua su: Il Simposio - Linee che s'intersecano. Disponibile nelle versioni Kindle e paperback.


mercoledì 23 maggio 2018

"Le memorie di un presidente Milk..." di Nathan


Oggi, 27 gennaio 2018, è scaduto il mio terzo mandato come presidente. Ormai da mesi, avevo preso la decisione di non ricandidarmi. Ho individuato un ottimo successore in Leonardo Meda, che si è affiancato a me nel lavoro di far crescere il Milk già pochi mesi dopo dall’inizio della mia presidenza, e che ne incarna lo spirito inclusivo e la vicinanza ai temi B e T.
La mia avventura nell’attivismo LGBT è iniziata nel 2008. Prima di allora, avevo avuto molta difficoltà a comprendere la mia condizione, per via della poca informazione che circolava in rete. E perché, per le persone T di genetica XX, è più difficile auto-individuarsi come tali, per via della confusione sociale tra identità di genere e ruolo di genere, che fa sì che una persona XX “maschile” sia tollerata e inclusa dalla società, soprattutto se molto giovane, e non “pensata” come persona LGBT (o addirittura T). 
Quando iniziai ad individuarmi come persona T, sapendo che era possibile esserlo anche per noi XX (avevo visto un ftm in un talk show dell’anno 2000, e parlarne a scuola non mi aveva illuminato; poi, nulla per molti anni), e per noi XX attratti da uomini (avevo sentito parlare di Deborah Lambillotte, storica attivista translesbica, e avevo visto i film di Almodóvar), mi chiesi quali fossero gli spazi che avrebbero incluso una persona LGBT come me, in una condizione così particolare.
Nonostante, ai tempi (viste la giovane età e la corporatura non formosa), non avessi problemi di passing, era comunque difficile spiegare nelle associazioni la mia condizione. Trovai le uniche aperture da parte dell’allora Circolo di Cultura Omosessuale Milk Milano.
Fu il primo posto in cui mi sentii accolto, anche se (probabilmente, senza cattiva fede) mi sentii “spinto” ad espormi in un momento in cui non ero ancora pronto: non tanto perché non sapessi chi fossi, ma perché non sapevo quanto (essendo allora neolaureato e uno dei tanti “galoppini” a prestazione occasionale negli studi tecnici) volessi espormi come attivista transgender, in un momento in cui il mio aspetto già generava interrogativi in chi interagiva con me per lavoro.
Trovai un lavoro da dipendente e dedicai tutto il mio tempo libero all’attivismo. Poco dopo, il presidente di allora, Stefano, partì per il Nord Europa, per far crescere la sua professione. Ricordo le sue parole, il giorno delle sue improvvise dimissioni da presidente. Era il 2010 e io ero consigliere nel direttivo. “Ho 33 anni e sono stato presidente finché ne ho avute le energie“. Stefano scelse di nutrire la sua vita e la sua carriera, come me, dimissionario, guarda caso anch’io a 33 anni...

Nathan

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martedì 15 maggio 2018

"Queering Jesus" di don Mario Bonfanti


La teologia queer e la sessualità di Gesù.


Immaginate questo titolo sui giornali: Ieri è stato crocifisso il frocio di Dio”. Così scriveva provocatoriamente la teologa latino-americana Marcella Althaus-Reid, commentando il Vangelo di Marco nell’opera a più mani The Queer Bible Commentary. Poco dopo, aggiungeva: “Nel solco della teologia queer, possiamo vedere come (…) la croce sia il tentativo di uccidere una volta per tutte le molteplici resurrezioni di un Gesù queer”.
Ma… cos’è la teologia queer
teologia queer sessualità di gesù



Origini della teologia queer.
Verso la fine degli anni ’60, in America Latina, è sorta una corrente di pensiero teologico (denominata Teologia della Liberazione) che poneva la “prassi di liberazione” come elemento centrale della Chiesa e della riflessione cristiana. Gustavo Gutierrez (uno dei suoi fondatori), nel libro La forza dei poveri (1983), la definiva un “tentativo di interpretare la fede a partire dalla prassi storica concreta, sovversiva e liberatrice, dei poveri di questo mondo, delle classi oppresse, dei gruppi etnici disprezzati, delle culture emarginate”. Da lì proviene l’opzione preferenziale per i poveri – che, da Giovanni Paolo II in poi, è stata sdoganata nella Chiesa cattolica.
Più o meno contemporaneamente alla Teologia della Liberazione, negli Stati Uniti, alcune donne, che si occupavano di teologia in ambito accademico, iniziarono a farsi domande circa quelle che oggi noi chiamiamo questioni di genere; soprattutto, iniziarono a contestare una teologia declinata quasi esclusivamente al maschile. Sorse così la Teologia femminista che, mettendo in luce il ruolo delle donne sia nei Testi Sacri sia nello sviluppo del Cristianesimo, portò anche al recupero in chiave positiva delle categorie della corporeità, sessualità e relazionalità all’interno della trattazione teologica.
Negli anni ’80, è nata la Teologia gay/lesbica che, analogamente alla teologia femminista, partiva dall’esperienza di marginalizzazione delle persone gay e lesbiche. Questa corrente teologica ha impresso una svolta radicale nell’interpretazione di alcuni passaggi biblici, tradizionalmente utilizzati per giustificare la condanna dell’omosessualità...

Mario Bonfanti

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lunedì 7 maggio 2018

"Come me non c'è nessuno: intervista con Anton Emilio Krogh" di Mario Artiaco


"Uno dei casi editoriali del 2017 che continua il suo viaggio nei sogni" 
anton emilio krogh intervista
Anton Emilio Krogh

1. Come me non c'è nessuno. Perché questo titolo? E raccontaci chi è Anton Emilio Krogh.

- È’ un titolo che potrebbe sembrare forte e pretenzioso; in realtà, l’ho deciso pensando al lettore e non all’autore. Ognuno di noi è assolutamente unico al mondo, quindi lo è ogni persona  che prende in mano il mio libro. 
Naturalmente, con un piccolo cambio, faccio anche il verso ad una famosa canzone e chi legge la storia ne comprende il collegamento. 
Anton Emilio Krogh è uno come tanti, che ha sempre amato “comunicare” le proprie emozioni e i propri pensieri e, ad un certo punto della sua vita, ha deciso di farlo anche attraverso le pagine di questo libro .

2. Come racconteresti il tuo libro in cinque righe?

- È un diario di formazione, l’evoluzione della vita di una persona (dall’infanzia all’età adulta) che, facendosi forza sulle ali di un sogno, riesce a trovare la sua giusta collocazione nel mondo.  Con una peculiarità: ogni rigo raccontato è realmente accaduto.
È soprattutto la storia di un adolescente che, grazie anche al suo sogno, trova la forza di ribellarsi alla  condizione borghese e non fa fatica a spezzare le catene di una società che lo voleva in un modo che lui scopre non essere il suo. La sua vera identità  sessuale emerge e, cavalcando quel “twist” scoperto per caso da bambino, la impone prima alla sua famiglia e poi al mondo, vivendo secondo natura e non secondo i diktat della società benpensante degli anni ‘80.

3. I sogni corrono e si rincorrono tra le pagine del tuo romanzo, della tua vita. Senza sogni non è vita. Cosa ti senti di dire a chi ha perso la speranza e a chi non è stato fortunato come te, non ha
avuto la tua stessa forza e determinazione, resilienza?

- I sogni sono il sale della vita. Senza i sogni, la vita sarebbe un piatto di pasta scondito. Purtroppo, crescendo, il più delle volte sulla scia di quella che gli adulti chiamano  “ragionevolezza”, i sogni si abbandonano negli angoli più marginali dell’esistenza. E questo è l’errore più grande che un essere umano possa fare . Io, forse, sono stato fortunato nel raggiungere il mio sogno; ma sono stato soprattutto molto determinato. Va poi aggiunto che, se un sogno non si avvera, si deve perseguire il successivo e, poi, il successivo ancora. Prima o poi, ne saremo ripagati, perché, al di là della ragionevolezza, “i miracoli accadono a chi ha il coraggio di fare richieste irragionevoli“...

A cura di Mario Artiaco

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