giovedì 21 febbraio 2019

Lettera a Daniela Danna su "La Piccola Principe"



Sono stato uno dei primi a leggere il libro di Daniela Danna (La Piccola Principe), dopo la sua uscita nelle librerie. Ho fatto molta fatica a reperirlo, essendo piena estate; alla fine, ho dovuto usare Amazon.
Ho pensato che la cosa più sensata da fare, prima di scrivere una recensione, fosse mandare le mie impressioni a Daniela stessa, perché sono totalmente disinteressato al clima di contrapposizione e di opposizione creatosi negli ultimi due anni tra mondo lesbico/femminista e mondo trans, e che, secondo me, deriva, in buona parte, dal non riuscire ad avere un linguaggio condiviso.
Premetto che il mio è un punto di vista particolare, essendo io un uomo transgender ftm, ma anche un uomo gay e un sostenitore del percorso non medicalizzato come una delle opzioni possibili. Le mie impressioni, leggendo il libro, sono fortemente influenzate dal mio percorso personale e politico.




daniela danna la piccola principe


Cara Daniela,
come promesso, ti scrivo cosa mi è piaciuto, non mi è piaciuto, o mi risulta poco chiaro del tuo testo. Vado in ordine cronologico e appunto considerazioni pagina per pagina.
            Inizio dalle persone a cui ti rivolgi: ragazzine che pensano di avere una tematica di identità di genere (identificandosi come “altro da donna”) al femminile, immagino perché, finora, sono state “socializzate” come tali. Dal tuo punto di vista, ciò ha senso; ma, se fossi io il giovane ftm in questione, preferirei che mi si rivolgesse il più possibile al neutro, proprio in quanto persona questioning. Temo, però, che ciò vada contro le intenzioni filosofiche del libro. Non dico questo in quanto sostenitore ideologico del linguaggio genderless, ma penso sia meglio lasciare la persona questioning “in campo neutro”, per venire incontro alla sua sensibilità.
So che non è la tua politica, ma volevo condividere il mio approccio con te.
            Voglio pensare che questo libro non sia rivolto ai giovani transgender ftm: per esempio, a quel “me giovane” che, in anni in cui non si parlava di t (figuriamoci di ftm e di ftm gay), si è sentito “cancellato e frainteso”; ma che si rivolga, piuttosto, a chi “pensa a torto” di essere ftm, a chi, per i pochi strumenti che ha, a causa anche dell’età, confonde identità di genere, ruolo di genere, e orientamento sessuale - quindi, non si rende conto di essere portatrice di una tematica di “lesbismo” o di “ruoli” e di non essere, quindi, transgender...



Nathan

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