
Con quest’ultimo significato, il termine è compreso nel lessico LGBT. “Velato” è infatti chi
non può o non vuole fare coming out: a volte, per tutelarsi di necessità; altre
volte, per omofobia/transfobia interiorizzata. Nel caso di alcune persone
transgender (soprattutto donne), si parla di “modalità stealth” (in inglese,
“invisibile”), per indicare la volontà di nascondere il proprio passato
pre-transizione e il sesso genetico. Del resto, anche se (da Stonewall in poi)
la comunità LGBT ha ottenuto libertà e garanzie impensabili solo cinquant’anni
fa, il “velo” sul mondo dei
“sessualmente diversi” è ben lungi dall’essere divenuto superfluo. In
famiglia, sul lavoro e coi compaesani, bisogna vagliare bene con chi sia
possibile aprirsi.
Ciò fa sì che le realtà LGBT, almeno parzialmente, conservino alcuni
“segreti” per chi si trova “dall’altra parte del velo”. Ne nascondevano
certamente tre celebri poeti inglesi di cui Franco Buffoni ha voluto narrare “le vite parallele” per il
cinquantesimo anniversario di Stonewall: George Byron, il summenzionato Oscar
Wilde e Wystan Hugh Auden. “Segreti” sono anche i motivi più profondi per i
quali la nostra società ancora rigetta l’idea di “famiglie arcobaleno”. Non parliamo poi delle famiglie bibliche, sulle quali lo sguardo analitico, spesso, non si
ferma più di tanto: diciamo che sarebbero difficilmente accette a un Family
Day.
Dietro il velo di
abiti e tabù, si può celare una “nudità
sacra”. Nel silenzio, rimane nascosto il vero legame fra le due insegnanti
Martha e Karen, nel film Quelle due (1961). Oltre a questo,
la bellezza di “svelare” viaggi da sogno,
o corpi
perfetti in fotografia, o i retroscena della vita sentimentale di un ragazzo ftm qualunque. Verrà sollevato anche il velo che copre i
sottili rapporti fra corpo e psiche
nelle disfunzioni sessuali maschili: un argomento imbarazzante, ma che è
più che mai necessario affrontare, in un’epoca in cui vanno ridisegnandosi i
significati dell’ “essere uomo” (così come dell’ “essere donna”).
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