Il 18 giugno 2018, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha
presentato al mondo la versione “stabile” dell’ICD-11, l’undicesima
edizione del suo manuale diagnostico e statistico.
Il suo scopo è rendere confrontabili
le statistiche sulle malattie pubblicate in tutto il mondo: se tutti i medici
del mondo usano i criteri diagnostici stabiliti dal manuale, e le autorità
sanitarie di tutto il mondo pubblicano le statistiche sulla morbilità (quante
persone si ammalano e di cosa) e sulla mortalità (quante persone muoiono e
perché) corredandole dei codici prescritti dal manuale, codeste statistiche
possono essere lette anche da chi non conosce la lingua (basta che riconosca i
codici), e possono essere confrontate tra loro e sommate insieme.
Ho detto che del manuale ICD-11 è stata pubblicata la versione “stabile”: ovvero, la struttura ad albero delle
possibili condizioni da diagnosticare è ormai definitiva e, di ogni condizione,
vengono mostrati (nel sito https://icd.who.int/) i codici ed una breve descrizione. Mancano i criteri
diagnostici dettagliati, che verranno presentati all’Assemblea Mondiale della
Salute nel maggio 2019, quando verrà adottata la versione definitiva del
manuale, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2022 – per dare il tempo alle
autorità sanitarie mondiali di adeguarsi, predisponendo traduzioni, corsi di
aggiornamento, adeguamenti software.
Il manuale non sostituisce certo lo studio della medicina e l’esperienza
sul campo, ma stimola i medici e le organizzazioni sanitarie, nel bene e
talvolta nel male. Se è difficile inventarsi malattie infettive o genericamente
somatiche inesistenti, è più facile riuscirci nel caso dei disturbi mentali o del comportamento, in quanto le cause e gli
effetti raramente appaiono al clinico con l’evidenza con cui un batterio si
vede sul vetrino di un microscopio.
In questo caso il manuale diagnostico-statistico rischia di assorbire gli stereotipi sociali, e di
patologizzare ciò che non fa alcun danno, ma è socialmente disapprovato. Questo
è accaduto in particolare nel campo della sessualità,
in quanto sono state patologizzate in passato condizioni atipiche (che
riguardavano cioè delle minoranze) che non se lo meritavano...
Raffaele Yona Ladu
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