mercoledì 13 giugno 2018

"Hoc est corpus meum" di Erica Gazzoldi


Angelo alzò gli occhi, stillanti di sonno, verso lo specchio reclinabile che guardava il suo letto. Tra i colori attorcigliati di un patchwork e il bianco incerto delle lenzuola, gli rispose un’esile ed alta figura in pigiama grigio. 
pietro perugino san sebastiano ermitage
Pietro Perugino, San Sebastiano (1493-94 circa)
Onde arruffate di capelli castani rampicavano sulle spalle e sulla nuca. Gli piaceva tener sciolti i capelli anche sul cuscino. Le guance ceree e affusolate erano velate da un’anima rosa - la stanza era calda e riusciva a dargli un po’ di colore in viso. Gli occhi che lo guardavano erano marroni e perplessi. Altre volte, li aveva trovati languidi. Da ragazza o da bambina, gli veniva da pensare. Si era ripetuto tante volte che “non doveva badare a quegli stupidi luoghi comuni”. Ma non riusciva a liberarsi da un imbarazzo: che quel suo corpo flessuoso, carezzevole e candido dovesse dirsi “di maschio”. Alle soglie del quarto di secolo, quasi non gli cresceva un pelo di barba.
Sceglieva spesso amicizie transgender, quasi per cercare comprensione o conferme. Ma non era detto che riuscisse a riceverne. No, non avrebbe voluto essere un bruto tozzo e peloso. Ma anche all’idea di transizionare, di essere donna, sentiva che non sarebbe stata quella la sua strada.
Amava le ragazze, sia come partner che come modello estetico. Ma non sopportava le contorsioni psicologiche e le fatuità di molte sue coetanee. Coi ragazzi, poi, doveva stare attento. Ci voleva poco a sentirsi dare della “checca” o della “femminuccia”. Naturalmente, non glielo dicevano in faccia. Ma battute e mezze voci, dopo giri tortuosi, arrivavano anche a lui. Gli unici che gli avessero dimostrato un’incrollabile amicizia erano soggetti “insospettabili”: metallari virilissimi, o persone in odore di estremismo politico. Della prima categoria, faceva parte Maurizio. Criniera leonina di capelli mori, barba altrettanto mora e occhi accesi come carboni. Quando non indossava magliette dei suoi gruppi preferiti, optava per camicie scure: perennemente semiaperte (tempo permettendo), a rivelare la vivace peluria sul suo petto olivastro. Da esso, usciva una voce potente e ringhiosa, quando cantava - ma burberamente carezzevole verso gli affetti. Come Angelo.
«Stammi bene, piccolo!» lo salutava sempre, con una misurata pacca sulla spalla e un breve abbraccio. Angelo, per quell’istante, si beava: del calore di Maurizio, del suo cuore sano, della sua figura alta e robusta...

Erica Gazzoldi

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2 commenti:

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