La
condanna dell’omosessualità da parte
dei testi biblici viene spesso data per scontata. In realtà, tale non è e
andrebbe discussa con più profondità. In particolare, è necessario distinguere
tra la condanna dell’omosessualità tout
court (non così chiara come molti beghini vorrebbero far credere) e la
condanna della prostituzione maschile
(più definita e netta). Di questo tema mi occuperò in questo articolo, partendo
dall’Antico Testamento e vedendone i successivi sviluppi.
La
storia narrata nell’Antico Testamento è la storia
mitologica del popolo di Israele. Le parti più antiche (Genesi, Esodo…)
sono mito vero e proprio, mentre quelle che narrano i fatti di epoche storiche
più recenti sono un amalgama di fatti reali, racconti di miracoli e interventi
divini.
Ciò
che si può notare, al di là dei significati religiosi e spirituali, è la
volontà di creare un’identità di popolo
a partire da tribù diverse di pastori nomadi. Per far questo, si rese
necessaria una storia comune, che desse a tutti il senso dell’appartenenza (la comune
discendenza da Abramo) e una cultura fatta di leggi, usanze e comportamenti,
oltre che di credenze religiose, che distinguessero gli Israeliti dagli altri
popoli.
Ovviamente,
la creazione di questa nuova identità e cultura non è stato un atto deliberato
e conscio. Si è trattato, piuttosto, di un processo
antropologico complesso e lungo, fatto di tradizioni antiche e nuovi
elementi che si incontrano, si scontrano, si fondono e si alterano, finendo col
creare una cultura organica e strutturata. Lo dimostra la permanenza, nel mito
biblico, di elementi provenienti da miti precedenti, come il diluvio
universale, già narrato nella mitologia sumera.
Se,
poi, si considera che alcuni dei fatti narrati sono stati tramandati oralmente
per secoli prima di essere fissati tramite la scrittura, possiamo ben
comprendere come mai siano stati alterati e si siano coloriti di elementi
divini e miracolosi. Pensiamo, per esempio, all’Esodo. È probabile che le tribù
in fuga dall’Egitto abbiano marciato anche di notte, per allontanarsi il più
velocemente possibile. Le torce usate per vedere la strada, nei secoli di
racconto orale, si sono trasformate nella colonna di fuoco del terribile Dio
degli eserciti...
Padre Enrico Proserpio
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