“Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”. Questo è il celebre segreto che la volpe confida al Piccolo Principe, dopo che lui l’ha “addomesticata”: ovvero, ha saputo costruire con pazienza un legame. Questa capacità permette di rendere unica una volpe fra centomila volpi, una rosa fra centomila rose… Perché rivela l’essenza di una persona, quella che non può essere riprodotta sotto forma di maschere e stereotipi.
Abbiamo scelto questa citazione, perché l’Invisibile è il tema che unisce più o meno tutto questo numero de Il Simposio. È ben presente l’ “invisibilità” sociale dell’identità di genere, quando non supportata da un aspetto fisico corrispondente alle aspettative. A essa, fa da contraltare la sempre maggiore volontà di visibilità da parte di persone transgender anche non medicalizzate. Perché, se non si apre la bocca per notificare la propria esistenza, non possono nemmeno aprirsi il cuore e la società per accoglierla.
L’Invisibile è anche spirituale e religioso: torna così la questione di Sodoma e Gomorra, insieme a quella dell’alterità. Utilizzeremo la narrativa fantasy per mostrare cosa significhi portare dentro di sé un’identità che il corpo vorrebbe esprimere, trasformandosi. Un autorevole intervento illustra la situazione di bambini e adolescenti transgender.
Poi, grazie a un film, rifletteremo sul conflitto fra la verità dei sentimenti e dettami di un’ideologia, peraltro abbracciata volontariamente.
Prima di tutto questo, però, menzioneremo una “presenza invisibile” preziosa: quella di Corry Scifo, che ha abbandonato il mondo fisico - ma mai il sorriso, a dispetto di tutto.
Il Simposio LGBT - L'essenziale è invisibile agli occhi è disponibile come Kindle e come paperback. Chi comprerà la versione cartacea potrà avere anche quella Kindle in omaggio.
lunedì 23 luglio 2018
mercoledì 18 luglio 2018
"Sodomia e onanismo: storia di due fraintendimenti" di Enrico Proserpio
John Martin, The Destruction of Sodom and Gomorrah (1852) |
L'interpretazione delle Sacre Scritture non
è cosa semplice e dà spesso adito a diatribe sul reale significato di un passo
o di un versetto. Anche il metodo interpretativo, il modo con cui si guarda al
testo, è cambiato molto di epoca in epoca: dall'interpretazione letterale si è
passati a quella simbolica e allegorica e, infine, all'approccio storicistico.
Proprio perché nulla è certo nell'interpretazione delle Scritture, credo sia
opportuno ripassare i brani che, in qualche modo, influenzano la morale
riguardo le tematiche LGBTQIA. Che
si sia o meno credenti, la morale, cristiana in generale e cattolico-romana in
particolare, influenza la nostra vita e ci nega diritti e dignità. Ecco perché
ritengo utile per tutti una riflessione sul messaggio biblico riguardo la
morale. Solo così potremo combattere il pregiudizio di certi credenti con i
loro stessi mezzi, sul loro stesso campo di battaglia. Al pregiudizio non
bisogna dare tregua. Va sconfitto e stanato ovunque si annidi.
Buona
lettura.
Sodomia
Per
“sodomia” si intende l'atto di penetrazione
anale. Spesso, tale termine viene usato come sinonimo di “omosessualità” o
di “sesso omosessuale”, soprattutto con riferimento all'omosessualità maschile.
Si tratta di un uso errato. Anche le coppie eterosessuali possono compiere
sodomia.
Il
termine viene dalla Bibbia, in particolare dal Genesi, dove si narra l'episodio
della distruzione della città di Sodoma:
I due angeli arrivarono a Sodoma sul far della sera, mentre Lot stava seduto alla porta di Sodoma. Non appena li ebbe visti, Lot si alzò, andò loro incontro e si prostrò con la faccia a terra. E disse: «Miei signori, venite in casa del vostro servo: vi passerete la notte, vi laverete i piedi e poi, domattina, per tempo, ve ne andrete per la vostra strada.» Quelli risposero: «No, passeremo la notte sulla piazza.» Ma egli insistette tanto che vennero da lui ed entrarono nella sua casa. Egli preparò per loro un banchetto, fece cuocere gli azzimi e così mangiarono. Non si erano ancora coricati, quand'ecco gli uomini della città, cioè gli abitanti di Sodoma, si affollarono intorno alla casa, giovani e vecchi, tutto il popolo al completo. Chiamarono Lot e gli dissero: «Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo abusarne!» ...
Padre Enrico Proserpio
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mercoledì 11 luglio 2018
"Certificare l'orientamento sessuale" di Raffaele Yona Ladu
Qui conglobo concetti espressi da me in diversi, articoli, sia per il mio
blog personale che per il blog di Lieviti (che, allora, era un circolo ARCI, ed
ora è un circolo tematico Arcigay dipendente dal circolo territoriale di Verona).
Il problema è stato posto per la prima volta da Giovanni Dall’Orto, il quale riteneva opportuno distinguere i
“veri” bisessuali dai “falsi” bisessuali: questi ultimi screditerebbero i
primi, in quanto si tratterebbe (li descrivo col mio linguaggio, non con il
suo) o di giovanotti che, per timidezza, fanno il “coming-out a rate” (ovvero,
prima sondano il terreno affermando di essere bisessuali, e poi ammettono di
essere gay); o di uomini che continuano ad essere sposati con una donna ed hanno
(spesso all’insaputa di lei) rapporti con uomini o persone non binarie.
Ammetto che i “coming-out a rate”
sono parecchio fastidiosi, perché danno argomenti a chi sostiene che “la
bisessualità è una fase” e che “bi oggi, gay domani” – ma che Lieviti od un’altra
associazione si mettano a “certificare” l’orientamento bisessuale di una
persona, mi pare sbagliato per tutti i motivi che spiegherò. Quello che occorre
fare è, da una parte, spiegare che la bisessualità non è il vestibolo
dell’armadio, in cui restare finché non si ha il coraggio di uscire alla luce
del sole; dall’altra, e soprattutto, lottare
contro l’omofobia, così che nessuno senta più il bisogno di fare il
“coming-out a rate”.
Per quanto riguarda gli uomini che sono sposati con una donna ed hanno avventure
con uomini, sono situazioni abbastanza delicate; nel caso più favorevole, sono
uomini davvero bisessuali e poliamorosi,
che amano la moglie, ed i rapporti con le altre persone (uomini, donne, persone
non binarie) sono intrattenuti col consenso di lei, in un contesto di regole
che proteggano emotivamente e sanitariamente il loro matrimonio.
In un
caso meno favorevole, sono uomini gay
che hanno sposato una donna che non vogliono lasciare (per motivi che vanno
dall’amore – in America, sono chiamati “one woman short of gay” = sarebbe gay,
se non fosse per quella donna” – al calcolo; non conoscendo le singole coppie,
devo pensare al caso più favorevole), ma che hanno concordato con lei di
soddisfare con altri i desideri che non può soddisfare lei...
Raffaele Yona Ladu
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mercoledì 4 luglio 2018
"Discriminazioni multiple ed intersezionalità" di Raffaele Yona Ladu
In campo sociale, difficilmente chi patisce una
discriminazione la patisce per un motivo soltanto. Come i medici si sono resi
conto che non si aiuta il paziente trattando ogni malattia separatamente, così gli
attivisti sanno che non possono eliminare un solo fattore di discriminazione,
per migliorare la vita delle persone.
Gli intrecci tra i fattori di discriminazione sono classificati in diversi modi. Qui, ricalco la
terminologia del documento [1], il cui titolo, in italiano, significa: “La
discriminazione intersezionale nella legislazione UE sull’eguaglianza di genere
e sulla non discriminazione”.
Il documento individua tre possibili intrecci:
·
discriminazione multipla
sequenziale;
·
discriminazione multipla
additiva;
·
intersezionalità.
La discriminazione
multipla sequenziale è abbastanza banale: un uomo (non un maschio!) straniero
non può entrare in un club riservato alle donne (non alle femmine!), e non può
cercare un lavoro in cui si esiga la cittadinanza italiana. Le due discriminazioni
sono indipendenti e sperimentate in momenti diversi: fanno male, ma non si
rinforzano a vicenda. E (aggiungo io) è anche più facile trovare
giustificazioni per esse: per esempio, il lavoro in cui si esige la
cittadinanza italiana potrebbe avere a che fare con la difesa nazionale; un
club riservato alle donne potrebbe occuparsi di vittime della violenza di
genere.
La discriminazione
multipla additiva si ha quando più fattori indipendenti agiscono nello
stesso momento: il documento [1] porta ad esempio una donna omosessuale, che
può essere discriminata sia perché donna che perché omosessuale. Le due discriminazioni
sono contemporanee, ma, in linea di principio, separabili; come spiegherò poi, so
che l’esempio è debole.
L’intersezionalità
si ha quando i fattori di discriminazione perdono la loro indipendenza e creano
una discriminazione completamente nuova (Kimberlé Williams Crenshaw lo chiama
“svantaggio sinergico”). Prima, il documento portava ad esempio la donna omosessuale;
ora, invece, la donna di colore - che subisce il sessismo, come la donna
bianca, ed il razzismo, come l’uomo di colore.
La donna di colore indica, in questo caso, un individuo
in fondo alla scala sociale, al quale il sessismo ed il razzismo impongono
un’oppressione peculiare. La donna bianca (che non patisce il razzismo) e
l’uomo di colore (che non patisce il sessismo) non si trovano allo stesso
livello di lei e possono commettere discriminazioni a danno di chi gode di un
potere inferiore al loro...
Raffaele Yona Ladu
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