Da
alcuni anni a questa parte, l’approssimarsi del Natale si accende di scontri attorno al presepe. E anche a questo giro di boa stiamo assistendo a veri e
propri colpi di scena all’italiana: il centro destra nel Veneto chiede (e – ahimè
– ottiene) un piano per finanziare il presepe in tutte le scuole; il sindaco di
Sesto San Giovanni, in un impeto di generosità, addirittura lo regala; il
Consiglio comunale di Orbassano (TO) approva una mozione a tutela della cultura
e tradizione cattolica; ecc. Visto che la motivazione addotta è sempre “salvare
i nostri valori e le nostre tradizioni”, vorrei fare un po’ di chiarezza sul
messaggio e sui valori ben poco
tradizionali che il presepe porta con sé.
E lo
faccio passando in rassegna i personaggi essenziali nell’allestimento di un
presepe che si rispetti.
Un presepe queer? |
Il/la
bambin* Gesù
Partiamo
dal(la) protagonista principale che – secondo la tradizione – compare
all’ultimo nel cuore della “notte santa” con un colpo di scena in stile deus ex machina o discesa alla Vanda
Osiris – se preferite: il bambino Gesù.
Bambino? Ma siamo sicuri che fosse un vero bambino maschio? Se stiamo alla
tradizione (e al dogma cattolico), Gesù sarebbe nato da una ragazza, senza
nessun concorso umano. Un caso rarissimo di “partenogenesi” umana, come quello che nel 1995 aveva fatto balzare
sulla sedia alcuni medici scozzesi alle prese con un bambino con anomalia cromosomica.
Un caso molto simile alla nascita di Gesù. Come scrive la teologa femminista
Virginia Mollenkott: “Se diamo per assodato che Gesù sia nato da un parto
verginale… questo significa che Gesù aveva due cromosomi X (non essendoci stato
il contributo di uomo con cromosoma Y). Per cui Gesù era femmina a livello
cromosomico con fenotipi maschili”. Stante questi dati, il bambino Gesù,
allora, non sarebbe un “vero” maschio, ma una
persona transgender. Quindi la tradizione – che i politici suddetti
vogliono salvaguardare - metterebbe al centro della scena in bella mostra (e –
addirittura – da adorare come “dio”) una trans. Le cose si fanno proprio interessanti.
Evviva la tradizione!...
Don Mario Bonfanti
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