Milano,
2018
Nella
nostra cultura scientifica, allo stato dell’arte di oggi, il binarismo di genere maschio-femmina appare concettualmente da
accantonare, per lasciare posto a un approccio gender-fluid
più corrispondente
alla realtà che tutti noi, che ci confrontiamo da anni con queste tematiche,
ritroviamo nella fenomenologia complessa dei nostri pazienti - e, forse, anche
di noi stessi. I termini “transgender” e “transessuale”
rispecchiano ancora un certo binarismo, che sarebbe meglio accantonare, per
essere pronti ad accogliere adeguatamente tutte le infinite sfumature e le
sfide epistemologiche che la realtà di
fatto ci presenta oggi.
Dr. Roberta Ribali |
Per
quanto riguarda l’identità di genere, attualmente possiamo usare i termini
“disforia di genere “ e “varianza di genere” per denominare due situazioni che
hanno in comune una discrepanza fra il genere cui il Soggetto sente di
appartenere e il genere cui “dovrebbe” appartenere, secondo i criteri dettati
dalle nostre regole sociali, strutturate e stratificate storicamente e
culturalmente .
Diverso è il vissuto individuale: “disforia” indica un malfunzionamento, una sofferenza di cui il soggetto è
portatore, a causa del suo sentire, mentre gender
variant è il caso in cui tale discrepanza è
vissuta individualmente - e soprattutto socialmente - senza evidenti disagi,
come una varianza statistica.
Nemmeno
il sesso biologico è binario. Esistono infinite sindromi complicate, con realtà
cromosomiche eterogenee che danno luogo
a realtà di vita individuali polimorfe e fluide, che vanno sotto la
denominazione generica di intersessualità: è recente il caso di quella bimba
nata XY, con vagina e sindrome di Morris,
che all’età di due anni è stata operata da solerti chirurghi che l’hanno mutilata
dei suoi organi sessuali femminili per ricreare (non so come) un maschietto,
che avrà sicuramente una vita molto, molto difficile…. Ma non è questo il
nostro tema, anche se i criteri che noi medici siamo chiamati a proporre e
seguire sono sostanzialmente simili. Rispettare
lo sviluppo della personalità del bambino, senza costringerlo, con interventi autoritari o peggio
con pasticci medico-chirurgici, a osservare le norme che noi adulti gli
imponiamo, scegliendo per lui/lei, al
suo posto, per soddisfare nostre esigenze, che non sono necessariamente
quelle volute dal soggetto che deve crescere nel rispetto di quello che si
sente realmente...
Dr.
Roberta Ribali- Neuropsichiatra e Psicoterapeuta-
CTU del
Tribunale di Milano per le tematiche di Identità di Genere
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