Non si può dire tutto ciò che si pensa. O meglio: non si deve dire tutto ciò che si pensa. Poter dire è possibile: basta aprire la bocca e articolare le parole. Ma, nella realtà, c’è un filtro potente, inesorabile e ed inappellabile: sappiamo benissimo che esiste.
E sappiamo che non siamo liberi di esprimere
tutto ciò che pensiamo.
Più di un secolo fa, qualcuno ha immaginato
l’esistenza di un Super-io: un’istanza potentissima, che condiziona il nostro
Io sia nelle azioni, sia (soprattutto) nei desideri, coscienti ed inconsci, e
nel susseguente senso di colpa.
Oggi, abbiamo un nuovo padrone, nella nostra
cultura, che si somma a questo, anche se su piani differenti: è il Politically
Correct, una griglia che appartiene alla sfera della consapevolezza, e che viene
applicata automaticamente, non ai nostri pensieri profondi, bensì alle nostre
azioni e alle nostre esternazioni.
Dipende, nella sua struttura, dalla latitudine
e dalla longitudine a cui ci troviamo, dal contesto politico, dal gruppo in cui
ci muoviamo, ma anche modestamente dal tavolo di famiglia o dal bancone del bar
su cui beviamo il caffè...
Dott.ssa Roberta Ribali
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