venerdì 27 marzo 2020

Le famiglie, non molto “tradizionali”, della Bibbia


Molte chiese cristiane fanno un gran parlare della “famiglia tradizionale”, a volte definita perfino “naturale”, difendendo a spada tratta il modello occidentale di famiglia, quella formata da papà, mamma e figli, che tutti ben conosciamo. Ma siamo proprio sicuri che la tradizione religiosa biblica sia proprio questa? 
famiglie della bibbia
Se leggiamo la Bibbia, anche solo superficialmente, risulta chiaro che i modelli di famiglia sono mutati nel corso dei secoli e che non esiste, quindi, un modello che si possa dire “biblico”.
Le famiglie più diverse da quelle moderne sono quelle più lontane nel tempo, quelle di cui si narra nel libro della Genesi. Molto indicativa è la storia di Giacobbe, detto Israele, padre dei dodici Patriarchi del popolo eletto, dalla quale partiremo.
Isacco aveva due figli, Esaù e Giacobbe. Poiché Esaù aveva preso moglie fra le hittite, scandalizzando la madre, Isacco mandò Giacobbe a prendere moglie fra i suoi:

Poi Rebecca disse a Isacco: «Ho disgusto della mia vita a causa di queste donne hittite: se Giacobbe prende moglie tra le hittite come queste, tra le figlie del paese, a che mi giova la vita?»
Allora Isacco chiamò Giacobbe, lo benedisse e gli diede questo comando: «Tu non devi prender moglie tra le figlie di Canaan. Su, va’ in Paddan-Aram, nella casa di Betuèl, padre di tua madre, e prenditi di là la moglie tra le figlie di Làbano, fratello di tua madre.[1]

Giacobbe obbedisce al padre e parte. Giunto nel paese di Làbano, egli conosce Rachele, figlia dello zio, e se innamora. Ma le cose non vanno esattamente come egli desidera:

Poi Làbano disse a Giacobbe: «Poiché sei mio parente, mi dovrai forse servire gratuitamente? Indicami quale deve essere il tuo salario». Ora Làbano aveva due figlie; la maggiore si chiamava Lia e la più piccola si chiamava Rachele. Lia aveva gli occhi smorti, mentre Rachele era bella di forme e avvenente di aspetto, perciò Giacobbe amava Rachele. Disse dunque: «Io ti servirò sette anni per Rachele, tua figlia minore». Rispose Làbano: «Preferisco darla a te piuttosto che a un estraneo. Rimani con me». Così Giacobbe servì sette anni per Rachele: gli sembrarono pochi giorni tanto era il suo amore per lei. Poi Giacobbe disse a Làbano: «Dammi la mia sposa perché il mio tempo è compiuto e voglio unirmi a lei». Allora Làbano radunò tutti gli uomini del luogo e diede un banchetto. Ma quando fu sera, egli prese la figlia Lia e la condusse da lui ed egli si unì a lei.[2]

Deluso e amareggiato per l’inganno, Giacobbe protesta con il suocero, il quale risponde:

Rispose Làbano: «Non si usa far così nel nostro paese, dare, cioè, la più piccola prima della maggiore. Finisci questa settimana nuziale, poi ti darò anche quest’altra per il servizio che tu presterai presso di me per altri sette anni». Giacobbe fece così: terminò la settimana nuziale e allora Làbano gli diede in moglie la figlia Rachele.[3]

Vediamo già in questi pochi passi diversi elementi in contrasto con ciò che la religione cristiana sostiene oggi in materia di famiglia. Tanto per cominciare, Giacobbe è bigamo. Nel libro della Genesi non troviamo nulla che ci faccia pensare a una condanna della poligamia. Anche Esaù, fratello di Giacobbe, ha più mogli, il che non crea nessun problema ai suoi famigliari...




[1] Genesi, capitolo 27, versetto 46 e capitolo 28, versetti 1 – 2, Bibbia di Gerusalemme, Edizioni Dehoniane Bologna, 2002.
[2] Genesi, capitolo 29, versetti 15 – 23, Bibbia di Gerusalemme, Edizioni Dehoniane Bologna, 2002.
[3] Genesi, capitolo 29, versetti 26 – 30, Bibbia di Gerusalemme, Edizioni Dehoniane Bologna, 2002.

Padre Enrico Proserpio

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