Una recensione personale e appassionata di American Crime Story: L’assassinio di Gianni Versace, pensata per chi l’ha già vista e vuole riflettere su nuove chiavi di lettura, o per chi vuole vederla, ma non ha paura di incappare in alcuni particolari prima della sua visione.
Gli anni seguenti, ho potuto apprezzare altre sue opere, come Glee e Pose.
È stato per puro caso che la mia attenzione è andata ad una delle sue opere più recenti: American Crime Story: L’assassinio di Gianni Versace, appartenente ad una serie antologica che, nel suo primo capitolo, ha trattato il caso di O.J. Simpson.
Non è stato solo perché non sono indifferente al fascino di Darren Criss, attore interessante da tanti punti di vista: i lineamenti particolari dovuti alle sue origini filippine e irlandesi (anche se non ama essere definito per questo), il fatto che conosca la lingua italiana (ha studiato ad Arezzo: forse, questo dato ha contribuito a fargli avere questa parte, anche se l’attore aveva già lavorato con Murphy), e, infine, il dato curioso che riguarda la sua vita personale: è un eterosessuale quasi “specializzato” in ruoli di uomini gay.
L’altro motivo per cui questa serie ha richiamato il mio interesse è il fatto che il caso Versace me lo ricordo bene: avevo 13 anni; era l’estate che divideva la mia infanzia dalla mia adolescenza e ingresso al liceo e i media insistevano in modo morboso sull’omosessualità di vittima e carnefice.
A colpirmi non era tanto Versace, quanto il giovane assassino. Per me, erano nuove tante parole: “gigolò di lusso”, “serial killer di omosessuali”. Nonostante le parole della stampa, o forse anche per l’omofobia contenuta in esse, non riuscivo a vedere Cunanan come carnefice. Qualcosa, dentro di me, mi faceva vedere entrambi come vittime di un mondo che non dava loro libertà e legittimità come persone omosessuali, in quegli anni in cui “gay”, nella mia testa, era solo un “campanello” che risuonava e che non sapevo ancora quanto potesse appartenermi.
Poi, però, ho dimenticato questo caso mediatico, anche quando poi sono entrato come attivista nella comunità LGBT...
Nathan
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