Parlare di estate in questi mesi… Sembrerebbe un paradosso. Eppure, è dovuto, dato che stiamo parlando dell’ultimo romanzo di Anton Emilio Krogh: Non si può fermare l’estate (Mursia, 2018). Avvocato, ma con la passione per la scrittura, aveva già dato alle stampe l’autobiografico Come me non c’è nessuno (Mursia, 2017). In merito alla sua seconda opera, ci ha rilasciato la seguente intervista.
Se posso permettermi: quanto c'è di autobiografico in
questo romanzo? Carlo (che il padre
vorrebbe avvocato, ma che ha invece la vocazione alla comunicazione)
sembrerebbe somigliare a Lei...
Posso senz’altro dire che, al contrario di Come me non c’è nessuno, il mio romanzo
di esordio autobiografico , il secondo libro racconta invece
una storia di fantasia.
Questo non esclude che la scrittura possa essere stata contaminata in senso positivo da esperienze ed emozioni personali, o, comunque, conosciute attraverso terze persone.
Credo infatti che qualsiasi scrittore trasferisca qualcosa di sé nei propri libri, come probabilmente fanno i registi nei loro film.
Questo non esclude che la scrittura possa essere stata contaminata in senso positivo da esperienze ed emozioni personali, o, comunque, conosciute attraverso terze persone.
Credo infatti che qualsiasi scrittore trasferisca qualcosa di sé nei propri libri, come probabilmente fanno i registi nei loro film.
Nell'era degli smartphone e dei rapporti
"liquidi" (o addirittura "usa e getta"), un'amicizia così
reale e così duratura sembrerebbe una rarità... Tu ritieni ancora possibili le
relazioni autentiche? Se sì, perché?
Ho sempre coltivato l’amicizia, un sentimento e un valore in
cui credo moltissimo, e per questo ho voluto celebrarla in Non si può fermare l’estate. Guardando i
giovani e, soprattutto, i giovanissimi di oggi, mi ritengo fortunato per aver
vissuto, fino a pochi anni fa, assolutamente libero da dipendenze da smartphone
e tablet. Era un mondo in cui ci si conosceva stringendosi la mano e
guardandosi negli occhi, un mondo in cui (sia in amicizia che in amore)
“rischiavamo” l’incontro reale, con tutte le sue conseguenze : dall’alchimia
più profonda e coinvolgente alla frustrazione del rifiuto o della delusione.
Oggi, l’unico “ rischio” che corriamo è di trovarci soli tra quattro pareti e gli occhi fissi su uno schermo per ore, pieni di amici virtuali e di un’immensa solitudine. Ed è anche di questo che ho voluto raccontare, narrando la lunga estate di tre inseparabili amici che, inevitabilmente, anche a quarant’anni devono fare i conti con questa dipendenza, che ormai non risparmia più nessuno.
L’era digitale ha sottratto moltissimo ai rapporti umani e (ad essere sincero) all’orizzonte non vedo prospettive di “umanizzazione “ troppo confortanti; ma, nonostante tutto, la mia natura di inguaribile ottimista mi spinge a credere che qualcosa accadrà e comprenderemo quanto abbiamo perso.
Oggi, l’unico “ rischio” che corriamo è di trovarci soli tra quattro pareti e gli occhi fissi su uno schermo per ore, pieni di amici virtuali e di un’immensa solitudine. Ed è anche di questo che ho voluto raccontare, narrando la lunga estate di tre inseparabili amici che, inevitabilmente, anche a quarant’anni devono fare i conti con questa dipendenza, che ormai non risparmia più nessuno.
L’era digitale ha sottratto moltissimo ai rapporti umani e (ad essere sincero) all’orizzonte non vedo prospettive di “umanizzazione “ troppo confortanti; ma, nonostante tutto, la mia natura di inguaribile ottimista mi spinge a credere che qualcosa accadrà e comprenderemo quanto abbiamo perso.
Visto che questa è una rivista LGBT, ci parli un po' di
Luca: quello che "si veste in modo eccentrico" e "preferisce la
compagnia dei ragazzi". Qual è il suo rilievo nella trama? Lo trova
rappresentativo del ragazzo gay medio? O stereotipato? O semplicemente... se
stesso?
Intervista a cura di Erica Gazzoldi
Continua su Il Simposio - Il coraggio di essere. Disponibile su Amazon nei formati Kindle e paperback.
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