Quarto
anno di università per Ale, in una grande città del Nord; nessun amico.
Allo studentato dove risiedeva, gli inquilini erano stati divisi in maschi e femmine e si sentiva estraneo ai discorsi delle compagne di corridoio. Depilazioni, epilazioni, ricostruzione delle unghie col gel, tacchi 9, 10 e 12, e trucco tatuato semipermanente.
Anche all’università, l’ambiente non era tanto diverso. Si aggiungeva una malcelata presunta superiorità da parte degli studenti indigeni, provenienti da ricche famiglie di città, figli d’arte, cresciuti a pane, Gucci e Louis Vuitton.
Allo studentato dove risiedeva, gli inquilini erano stati divisi in maschi e femmine e si sentiva estraneo ai discorsi delle compagne di corridoio. Depilazioni, epilazioni, ricostruzione delle unghie col gel, tacchi 9, 10 e 12, e trucco tatuato semipermanente.
Anche all’università, l’ambiente non era tanto diverso. Si aggiungeva una malcelata presunta superiorità da parte degli studenti indigeni, provenienti da ricche famiglie di città, figli d’arte, cresciuti a pane, Gucci e Louis Vuitton.
Non
tornava a casa da molto tempo: preferiva percorrere infinite vie deserte, senza
lo guardo dei passanti, in un’anonima città grigia, piuttosto che fare il
protagonista di sgradevoli cene con copioni già scritti, a casa di zie
meridionali invadenti e ingombranti.
Qualcuno (i suoi cugini invidiosi, sposatisi a vent’anni) diceva che Ale, al nord, si nascondesse. Quello che non sapevano è che Ale, lì ,aveva potuto essere chi realmente era ed era nella sua provinciale cittadina meridionale che doveva nascondersi.
Ale non aveva voglia di recitare, di dare spiegazioni, di riceve domande stupide e binarie come “Quando ti sposi?“, “Hai trovato un fidanzato?“, “Come mai hai tagliato i capelli? Non preoccuparti…così sei ancora più femminile, tranquilla, cara!“.
Qualcuno (i suoi cugini invidiosi, sposatisi a vent’anni) diceva che Ale, al nord, si nascondesse. Quello che non sapevano è che Ale, lì ,aveva potuto essere chi realmente era ed era nella sua provinciale cittadina meridionale che doveva nascondersi.
Ale non aveva voglia di recitare, di dare spiegazioni, di riceve domande stupide e binarie come “Quando ti sposi?“, “Hai trovato un fidanzato?“, “Come mai hai tagliato i capelli? Non preoccuparti…così sei ancora più femminile, tranquilla, cara!“.
Ale,
a Milano, si tagliava i capelli da solo. Era bastato un piccolo investimento al
negozio CapelloPoint: un paio di forbici e un pettine scuola, e una
clipper tagliacapelli con varie regolazioni. Bastava separare la parte corta,
sotto e dietro, da quella appena lunga, di sopra, e, col supporto di un gioco
di specchi che permetteva di vedere dietro e sui lati, finalmente
quintali di riccioli invidiati da zie e cugine zitelle avevano lasciato il
posto ad un’acconciatura più adeguata.
Ale spariva sui vagoni delle metropolitane che
percorreva su e giù per muoversi in città. Bastava un fasciacollo tenuto su
alto e un occhio coperto interamente da un ciuffo emo ad allontanare lo sguardo
delle curiose e dei curiosi. Lo sguardo era proteso verso chi era più bizzarro
e appariscente: i glamster di periferia, barboni, mendicanti,
obese, e travestiti...
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