Il titolo di questo Simposio fa venire in mente l’estate, la stagione del Pride - che, quest’anno, ha dovuto fare i conti con l’emergenza Covid. Pensare e scrivere, a ogni modo, non è interdetto e non diffonde il contagio. Ecco che la nostra esistenza e la nostra visibilità si sono espresse in questi articoli.
La libertà del sole… quella di risplendere sotto gli occhi di tutti; quella di creare (grazie alle gocciole d’acqua sospese in aria) i colori dell’arcobaleno: simbolo del movimento LGBT, ma anche famoso per aver accompagnato il motto “Andrà tutto bene”, durante la quarantena.
Era libero come il sole Freddie Mercury, quando brillava nelle proprie performance. La nostra rubrica di cultura pop parla di Bohemian Rhapsody, il film che (tra diverse polemiche) ha fatto rivivere il suo mito. Della quarantena parla invece l’articolo di Nathan, mostrando cosa essa abbia significato per le persone LGBT: liberazione da dinamiche sociali tossiche (in alcuni casi) e prigione (in altri).
La prigione peggiore, però, è quella che “nega il sole” di una visibilità rispettata a “minoranze nella minoranza”: come avviene agli asessuali, secondo Aleister Erika Lupano. È una nostra nuova penna, a cui diamo il benvenuto, così come a Giulia Cosmo Fragapane e Marco Sassaro.
Ormai classici (per la nostra rivista) sono invece i pezzi sulla sacralità del piacere: vedremo come l’eros possa farsi “libero” e “solare”.
Dal godere al dovere: doverose considerazioni sulla proposta di legge contro l’omotransfobia avanzata dall’On. Zan.
Il riferimento al sole presente nel titolo deve molto all’autore trattato nella nostra rubrica di letteratura: il poeta algerino Jean Sénac, che si firmava proprio con un sole stilizzato e cantava (fra l’altro) dell’ “amante di Helios” (= “sole”, in greco). Questo personaggio è un poeta guerriero che combatte per una terra in cui sia possibile la libertà: libertà dal colonialismo, ma anche dall’omofobia.
Impossibile sembrerebbe invece il sogno di un Israele contemporaneamente aperto alle realtà LGBT e al rapporto sereno con la comunità palestinese…
Decisamente meno utopico di quanto non possa sembrare è il potenziale liberatorio del Pride: un’occasione per “uscire dal buio” e vedere realmente “quanti siamo”, in tutta la dirompenza della folla.
Nonostante la comunità LGBT sia ormai impossibile da ignorare, esistono ancora realtà (come quella degli ebrei ortodossi) che necessitano di affrontare l’esistenza di minoranze sessuali al proprio interno. Possono ancora permettersi di chiudere gli occhi o dovranno… guardare in faccia il sole?
Di certo, la luce della consapevolezza non può fare a meno delle parole, da sempre strumento per delineare nettamente la realtà nella nostra mente. Ecco perché tutte quelle “etichette” all’interno del “cappello LGBT” esistono e servono.
Un solo augurio: siate liberi di esistere… e di splendere.
Disponibile su Amazon come ebook Kindle e cartaceo.
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