Ed eccola qui.
Giunge puntuale come la cacarella – che, forse, sarebbe ancora preferibile – all'affacciarsi del Pride Month, l'eterna manfrina sulle "etichette LGBT" e su quanto esse siano fastidiose, ridicole e inutili.
"Sono
troppe, fanno ridere, non si capiscono, ogni anno ne spuntano di nuove.
Cheppalle!"
Ovviamente,
senza dimenticare le battute trite e ritrite (che ormai non fanno ridere
più nessuno) sulla lunghezza della sigla LGBTQIA+.
Guarda caso,
questo discorso salta sempre fuori avendo come oggetto di critica le
cosiddette "minoranze nelle minoranze", ovvero quelle
soggettività meno note e – forse? – meno numerose della comunità: persone
pansessuali, panromantiche e aromantiche, asessuali, intersex, non-binary,
poliamorose. L'esistenza di una ricca varietà di identità di genere, in
particolare, sembra proprio dare fastidio e suscitare critiche feroci.
Insomma: già
ci sono gay e lesbiche e tante grazie che ogni tanto ci ficchiamo in mezzo trans
e bisessuali; questi altri che vogliono?
LE MOTO SÌ. LE FROCIE NO.
Ho
riscontrato, in particolare, che ci sono due categorie specifiche di
persone che sembrano essere gravemente turbate dall'ampliarsi di termini che
descrivono genere e identità:
1.
persone cis-etero, maschi in particolare
– manco a dirlo, non me lo sarei MAI aspettato;
2.
persone della comunità più conservatrici
che imputano alle varietà identitarie del movimento qualsiasi problema interno
al movimento stesso.
Ho
frequentato per un certo periodo diversi biker che si sono tutti
premurati di spiegarmi le sostanziali differenze tra diversi tipi di moto e
tutta la tassonomia Harley-Davidson perché – giustissimamente e ci
mancherebbe pure – uno Sporster non è certo un Panhead degli anni
'60. Ho frequentato anche parecchi metallari e musicisti che – sempre
giustamente – tengono moltissimo a differenziare i diversi sottogeneri del
metal, molti dei quali mi sono talvolta stati spiegati, anche se il mio
interesse verso l'argomento era, in quel momento, tendente allo zero – ma vuoi
mica non ascoltare il maschiochespiegacose?!
Queste
persone sono perlopiù le stesse che, pregate di usare il genere giusto
riferendomi alla ragazza che frequentavo – una donna transgender, quindi MtF –
o quando spiegavo che sono una persona di identità non binaria, mi rispondevano
seccati che a loro non interessava:
"Troppi
termini nuovi da imparare".
"Ah,
ma io non riesco a stare appresso a tutte queste parole che vi inventate ogni
volta."
"Ok.
Ma io dico così ("frocio", "maschia", "travone" o
vai di misgendering selvaggio)."
Insomma; per
la tua moto del cazzo i termini li impari volentieri; per mostrare un minimo
di rispetto alla persona che hai di fronte no...
Giulia Cosmo Fragapane
Continua su Il Simposio - La libertà del sole. Disponibile su Amazon come Kindle e cartaceo.
Nessun commento:
Posta un commento
Naturalmente, si prega di mantenere i commenti entro le comuni norme di decenza e di non scrivere alcunché di falso o diffamatorio. Altrimenti, i commenti verranno censurati.
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.