giovedì 30 maggio 2019

Creare una subcultura bisessuale: intervista con Andrea Pennasilico


Oggi, intervistiamo Andrea Pennasilico, psicologo e attivista per la visibilità bisessuale. Con lui, parleremo della presenza delle persone bisessuali nell’immaginario collettivo e dell’esigenza di creare una subcultura B
andrea pennasilico bisessuale
Andrea Pennasilico

Ho fatto molte domande scomode: allacciatevi le cinture!

Ciao, Andrea! Parlaci un po’ di te…

Ciao! Mi chiamo Andrea Pennasilico, ho 25 anni, sono uno psicologo e mi sto formando come psicoterapeuta sistemico-relazionale. Mi interesso al mondo LGBTQIA+ da diversi anni, oltre a mille altre cose, come (ad esempio) a film, serie tv e cartoni animati, che integro molto nel mio studio della rappresentazione nei media.

Che definizione dai al tuo orientamento erotico-affettivo? E perché hai scelto proprio questa definizione?
                                                
La definizione che ho scelto è bisessuale. Ci sono moltissime altre definizioni che potrebbero descrivere il mio orientamento più nello specifico; ma ho deciso di scegliere un termine ad ampio respiro e con una lunga storia alle spalle, dato che si sposa meglio col mio modo di vedere la comunità.

Ti definisci un attivista bisessuale?

Ho uno strano rapporto col termine “attivista”. A volte mi appartiene, quando mi occupo di sensibilizzare e informare su temi centrali della comunità LGBTQIA+; altre volte, lo sento come una definizione più estranea, soprattutto misurandomi con alcuni dei miei più cari amici attivisti, che devolvono alla comunità un contributo molto più concreto e impegnato di quello che mi sento di fornire.



Quali sono le tue attività di attivismo online? E quali quelle sul territorio?

Il mio attivismo online e sul territorio si rispecchiano molto. Entrambi si occupano soprattutto di informare e sensibilizzare le persone su temi troppo poco discussi, cercando al contempo di alleggerire il peso delle nostre battaglie più importanti con contenuti più leggeri e divertenti. Sul web, lo facciamo attraverso la pagina Orgoglio Bisessuale, che condivide un misto di post di sensibilizzazione e di intrattenimento; mentre, sul territorio, stiamo organizzando incontri informativi su bifobia e poliamore (argomento molto sconosciuto e troppo spesso associato erroneamente alla bisessualità) in diverse associazioni LGBT in modo da combattere le discriminazioni interne alla comunità...

Intervista a cura di Nathan

Continua su Il Simposio - La bellezza del giaguaro. Disponibile come Kindle e come paperback. Chi acquisterà la versione cartacea potrà avere in omaggio anche quella elettronica.


venerdì 24 maggio 2019

Di macchie ce ne sono tante. E io le amo tutte


Non si spegne l’interesse di questa rivista per Cinzia di Leo Ortolani (Bao Publishing, 2018). Dopo l’intervista del nostro Nathan all’autore, non poteva mancare l’esposizione di un altro punto di vista, da lungo tempo programmato per questa rubrica. 
cinzia leo ortolani

            Il fatto di non essere mai stata una lettrice di Rat-Man ha probabilmente influenzato il punto di vista della sottoscritta sul personaggio. Conosco solo la “nuova” Cinzia. Quella “vecchia” mi è pervenuta soltanto sotto forma di immagini ricercate su Google. In esse, l’eroina della serie a fumetti compare iper-muscolosa, leopardata, con la mascella quadrata e un look femminile molto iconico… senza contare le battute sulle dimensioni del pene. Insomma, è nata come transessuale da stereotipo, spunto per gag a carattere hot. Il personaggio ha però guadagnato progressivamente spazio nella simpatia del pubblico e nelle vicende di Rat-Man, fino a divenire una delle figure-cardine della serie. Il graphic novel tutto per lei è il coronamento di questa ascesa.


            Non è difficile indovinare perché Cinzia sia tanto amata. È arguta, sexy, piena di personalità. Ha imparato a vivere e mostrare la propria essenza, in un mondo in cui si fa a gara a essere tutt’altra persona da ciò che si è (ammesso e non concesso che si conosca se stessi). Quel bacio che le diede Rat-Man, quando lei ancora faceva il postino, aveva tutta la potenza di un’illuminazione - nonostante il sapore boccaccesco della scena.
            Nel graphic novel che porta il suo nome, Cinzia Otherside ha una fisicità nuova: meno caricaturale, più fascinosa. È bellissima e dotata (in ogni senso!). Ma il suo essere “speciale” è anche il suo più grande peso. La sua cara amica Tamara, transessuale come lei, è felice e realizzata come cam-girl - e Ortolani non fa inopportuno moralismo sulla cosa. Ma Cinzia cerca un lavoro “diurno” (animatrice, impiegata….), perché non vuole essere valorizzata solo per la “merce” spendibile sul mercato del sesso. Quella che, per Tamara, è libertà e soddisfazione, per lei sarebbe un’umiliante costrizione. E qui si mostra la dura realtà: la condizione di transgender è “oro puro”… solo per chi si adegua allo stereotipo, al “come gli altri mi vogliono”. Cinzia osa varcare i limiti del “ghetto” e vivere fra le persone che si ritengono “normali”. Che non le perdonano la trasgressione. Le aziende che cercano personale da assumere le preferiscono ogni sorta di personaggio improponibile. Nell’associazionismo LGBT, si ritrova insieme a lesbiche butch che vogliono sindacare sul suo “essere donna”. Senza contare gli altri consoci, che non sembrano minimamente interessati ai problemi della quotidianità transgender...

Erica Gazzoldi


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lunedì 20 maggio 2019

Il piacere è sacro: l'arte mistica del godimento


Con questo articolo, diamo inizio a una nuova rubrica della rivista: una sezione focalizzata sul piacere erotico inteso come profonda esperienza spirituale. Una rubrica che vuole, quindi, prendere le distanze da una “spiritualità angelica e ieratica” (di stampo neoplatonico e/o manicheo) per recuperare (e proporre) una “religiosità incarnata” attraverso l’esplorazione della sacralità dei nostri corpi sessuati (anche grazie alla teologia queer) e divulgare, così, una mistica del godimento
il piacere è sacro mistica




Premessa

Il titolo di questa rubrica è tratto da una un corposo volume della studiosa e attivista Riane Eisler, che analizza, in modo molto approfondito e dettagliato, il rapporto tra la sessualità e la spiritualità, partendo dalla preistoria per risalire fino ai giorni nostri.
Il sottotitolo, invece, fa riferimento alla proposta del teologo Matthew Fox che, nel suo libro In principio era la gioia, dedica più di un capitolo al recupero dell’arte di assaporare il piacere.
Ma almeno altri due testi sono sullo sfondo e fanno da substrato teorico a questa nascente rubrica: la Teoria del corpo amoroso, del filosofo Michel Onfray, e Dio nel cervello, dei ricercatori Andrew Newberg e Eugene d’Aquili.
Passiamoli brevemente in rassegna.

Riane Eisler: il recupero della nostra natura primigenia

Nel volume Il piacere è sacro. Il potere e la sacralità del corpo e della terra dalla preistoria a oggi, l’autrice esordisce affermando che la sua ricerca si è sviluppata dal tentativo di rispondere ai seguenti interrogativi: “Perché ci hanno insegnato a lungo che i piaceri del sesso sono un peccato grave? Perché, perfino quando il sesso non è condannato, come nella moderna pornografia, lo troviamo associato non all’amore erotico ma alla mercificazione del corpo femminile? È sempre andata così? Oppure ci fu un’epoca diversa, prima che il sesso, la donna e il corpo umano fossero sviliti, degradati, mercificati? Che cosa veramente si nasconde dietro allo stupro, all’incesto e ad altre forme di violenza? Come e perché sorsero tali pratiche? E, questione ancora più importante, quali cambiamenti personali e sociali possono sospingerci verso un modo più sano di strutturare i rapporti sessuali?” (Riane Eisler, Il piacere è sacro. Il potere e la sacralità del corpo e della terra dalla preistoria ad oggi, 2012, Udine, Forum Editrice, pp, 36s). Queste domande hanno spinto la Eisler a studiare a fondo l’argomento attraverso diverse discipline: la biologia, la psicologia, la sessuologia, la sociologia, l’archeologia, la mitologia, ecc. E soprattutto - come lei stessa afferma - “suscitarono in me vivo interesse l’esperienza estatica e quella fantasia erotica presente in tante tradizioni religiose orientali e occidentali. Gradualmente cominciai a comprendere che il nesso tra sesso e spiritualità ha radici antichissime”. Così, dopo una lunghissima e dettagliata analisi di questo legame anticamente vissuto dall’umanità in modo naturale e poi inquinato dalla violenza (con la conseguente degradazione del piacere a stupro), nella seconda parte del libro si chiede: ora, dove possiamo andare? Per poi concludere affermando: “Credo che questa risacralizzazione dei nostri corpi e dei nostri rapporti intimi sia uno dei mattoni più importanti per la ricostruzione di una nuova spiritualità della partnership nel contempo immanente e trascendente: una spiritualità rivoluzionaria in cui sia idealizzato il piacere sacro e non il dolore che redime” (idem, p. 501)...



Mario Bonfanti


Continua su Il Simposio - La bellezza del giaguaro. Disponibile come Kindle e come paperback. Chi acquisterà la versione cartacea potrà avere in omaggio anche quella elettronica.

mercoledì 15 maggio 2019

Il Simposio - La bellezza del giaguaro

Salve ai nostri lettori! Questo numero ha faticato più degli altri per vedere la luce, ma c'è un buon motivo: Israel Pescador, impaginatore d'eccezione, ha curato la grafica di questo Simposio d'aprile-giugno 2019, che sarà così unico. Buona lettura e buon godimento! 
il simposio rivista lgbt


"Di macchie ce ne sono tante. E io le amo tutte.” È una citazione-chiave tratta dal graphic novel Cinzia, di Leo Ortolani, a cui è dedicata una recensione in questo numero. Da tale frase è nata l’idea del titolo.
Il giaguaro… Bello, potente, al contempo re ed ombra della foresta amazzonica. Sarebbe così splendido e regale… senza le sue peculiari macchie? Sarebbe ancora se stesso? Certamente no. Sono parte integrante del suo essere meraviglioso.
Così pure l’umanità. Si può soffrire per l’incomprensibilità dei “diversi”, quale che sia la loro qualificazione: gay, lesbiche, bisessuali, transgender, non binary, stranieri, autistici, borderline, artisti eccentrici, geni sregolati, personalità enigmatiche… Sono tante macchie in un tessuto sociale che, altrimenti, sarebbe uniforme.
Ma, senza la “devianza” e l’ “imprevisto” portati dai tanti “cigni neri”, l’uomo sarebbe rimasto l’australopiteco di un tempo. Nessuno, se non menti inusuali, avrebbero mai potuto capire che quella scintilla casuale nata dall’incontro fra due pietre avrebbe generato il fuoco. Nessuno avrebbe capito che un mucchio di legna sarebbe potuto diventare una casa, un insieme di segni e chiazze un affresco… che la donna (parbleu!) avrebbe potuto avere un intelletto pari a quello dell’uomo… L’umanità sarebbe perennemente rimasta uguale a se stessa e avrebbe ripetuto per sempre il “già vissuto”. Dite voi se sarebbe valsa la pena di stare al mondo in questo modo.

Va bene: non tutte le “macchie” sono geniali. Alcune sono semplicemente isteriche; altre non riveleranno mai alcunché di notevole. Eppure, imbattersi in una di loro non lascia mai indifferenti. Perché rompiamo le scatole (eh… lo sappiamo). Ma anche perché i “normali” non possono fare a meno di noi. Possono restare sorpresi, basiti, persino gravemente feriti. Ma sempre, segretamente, attratti.
Di macchie ce ne sono tante. E voi (vostro malgrado) le amate tutte.

Un ringraziamento speciale va a Sam Meraviglia, per il progetto grafico che ha dedicato alla versione cartacea della nostra rivista; nonché uno a Israel Pescador, che (come abbiamo detto) ne ha sorvegliato l’impaginazione. E grazie anche a Giovanni Dall’Orto, di cui abbiamo spesso attaccato le posizioni, ma che ci ha anche dato consigli per migliorare l’aspetto del Simposio.


Il Simposio - La bellezza del giaguaro è disponibile in formato Kindle o cartaceo. Chi acquisterà la versione cartacea potrà avere anche quella elettronica in omaggio.

Numero precedente: Il Simposio - Oltre la terza dimensione.