In questi giorni il mondo lgbtqia italiano è preso dall’entusiasmo per la proposta di legge contro l’omotransfobia presentata dall’onorevole Zan (PD), entusiasmo che riteniamo decisamente ingiustificato e fuori luogo. Se la legge dovesse passare, sarebbe sicuramente un passo avanti, ma si tratterebbe di un passo molto piccolo e incerto.
Presentata
come compendio delle due precedenti proposte (una dello stesso Zan e l’altra
del M5S), il testo abbandona quasi tutto ciò che di interessante c’era per
ridurre le richieste al semplice ampliamento della legge sui crimini d’odio
anche a quelli basati sull’orientamento sessuale e l’identità di genere.
Dell’idea, presente nella proposta grillina, di incaricare l’ISTAT di fare periodiche
statistiche dei reati a sfondo omotransfobico (che avrebbe dato l’idea del
fenomeno in modo incontrovertibile, disarmando coloro che sminuiscono questi
crimini con la retorica del “caso isolato”) non c’è più traccia. Allo stesso
modo è scomparsa l’idea di creare centri antiviolenza sul territorio per
dare un reale aiuto alle vittime di omotransfobia. Restano solo le aggravanti
per chi commettesse reati d’odio e una generica condanna dell’incitazione che,
temiamo, resterà lettera morta anche qualora venisse approvata (basti vedere
come vengono costantemente disattese le leggi contro la rifondazione di partiti
fascisti e l’apologia di fascismo). Non c’è un solo accenno all’assistenza
alle eventuali vittime (magra consolazione sapere che il proprio aggressore
farà qualche mese di carcere in più, o dovrà pagare una multa, se poi si viene
lasciati soli) e, soprattutto, non c’è nulla di preventivo: non un
accenno a campagne educative nelle scuole, o sui media di stato, nulla
contro i discorsi omotransfobici, nulla contro le terapie riparative.
Si punisce solo (e con una multa non poi così pesante) l’incitazione all’odio e
alla violenza e, sinceramente, ci sembra davvero troppo poco. Ma se pensiamo al
fatto che il PD ha appena votato (insieme alle destre) il finanziamento delle
scuole paritarie (per lo più cattoliche), capiamo facilmente il perché la proposta
di legge sia stata ridotta a una cosuccia poco più che simbolica.
Perfino nei termini usati il relatore dimostra di essere arretrato rispetto al
dibattito attuale: il testo parla di persone “lgbti”, escludendo asessuali
e queer. E per fortuna che i piddini sono “progressisti”…
Enrico Proserpio
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