Non è un paese per… Per chi? Per cosa? L’interruzione lascia un vuoto che pone domande.
Il
titolo di questo numero si ispira visibilmente a uno degli articoli contenuti
in esso: Non è un Paese per genderqueer. Ma quel “buco” può essere riempito da altri “indesiderati”,
normalmente “tollerati” - quella che già Pasolini definiva come forma di
condanna più raffinata.
Comprendere
le dinamiche di discriminazione e privilegio, innanzitutto, richiede un lavoro
di analisi intersezionale della
società, che mostri le interconnessioni fra genere, razza, classe, orientamento
sessuale e altri elementi.
A
proposito di orientamento sessuale e di genere, vedremo come due film di argomento yiddish affrontino queste
tematiche in un modo che è probabilmente inusuale per chiunque stia leggendo in
questo momento.
Attraverso
un romanzo, conosceremo una storia di maturazione e scoperta di sé da parte di
un uomo gay attraverso il rugby.
La
nostra rubrica di cinema e spettacolo ci racconterà invece la storia vera di due donne che si sono amate tra mille
rischi, nella Germania nazista.
L’emergenza
sanitaria dovuta al Covid-19 ci ha invece portati a pubblicare un articolo su
quanto le epidemie accentuino le fragilità
sociali e la solitudine che già pesano su alcune persone, come le donne
transessuali costrette a prostituirsi.
Un
sorriso arriva dalle vignette,
sebbene si tratti di un sorriso amaro sugli atteggiamenti machisti e sessisti
di certi “microcefali”.
Dal
“come devono essere le donne” dettato dai “veri maschi” al “come devono essere
gli uomini” secondo coloro che vorrebbero “contrastare la dismisura del
desiderio maschile”: ci sarà sempre qualcuno che pretenderà di stabilire il “dover essere” del prossimo?
Concludiamo
questa carrellata di “indesiderati” con le immagini di chi è “desiderato”
certamente: due fotomodelli, esempi di “equilibri”
estetici immortalati in fotografia.
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