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mercoledì 19 settembre 2018

"ICD-11: Fine delle terapie riparative" di Raffaele Yona Ladu


Il 18 giugno 2018, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha presentato al mondo la versione “stabile” dell’ICD-11, l’undicesima edizione del suo manuale diagnostico e statistico.
Il suo scopo è rendere confrontabili le statistiche sulle malattie pubblicate in tutto il mondo: se tutti i medici del mondo usano i criteri diagnostici stabiliti dal manuale, e le autorità sanitarie di tutto il mondo pubblicano le statistiche sulla morbilità (quante persone si ammalano e di cosa) e sulla mortalità (quante persone muoiono e perché) corredandole dei codici prescritti dal manuale, codeste statistiche possono essere lette anche da chi non conosce la lingua (basta che riconosca i codici), e possono essere confrontate tra loro e sommate insieme. 

Ho detto che del manuale ICD-11 è stata pubblicata la versione “stabile”: ovvero, la struttura ad albero delle possibili condizioni da diagnosticare è ormai definitiva e, di ogni condizione, vengono mostrati (nel sito https://icd.who.int/) i codici ed una breve descrizione. Mancano i criteri diagnostici dettagliati, che verranno presentati all’Assemblea Mondiale della Salute nel maggio 2019, quando verrà adottata la versione definitiva del manuale, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2022 – per dare il tempo alle autorità sanitarie mondiali di adeguarsi, predisponendo traduzioni, corsi di aggiornamento, adeguamenti software.
Il manuale non sostituisce certo lo studio della medicina e l’esperienza sul campo, ma stimola i medici e le organizzazioni sanitarie, nel bene e talvolta nel male. Se è difficile inventarsi malattie infettive o genericamente somatiche inesistenti, è più facile riuscirci nel caso dei disturbi mentali o del comportamento, in quanto le cause e gli effetti raramente appaiono al clinico con l’evidenza con cui un batterio si vede sul vetrino di un microscopio.
In questo caso il manuale diagnostico-statistico rischia di assorbire gli stereotipi sociali, e di patologizzare ciò che non fa alcun danno, ma è socialmente disapprovato. Questo è accaduto in particolare nel campo della sessualità, in quanto sono state patologizzate in passato condizioni atipiche (che riguardavano cioè delle minoranze) che non se lo meritavano...

Raffaele Yona Ladu

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