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martedì 5 gennaio 2021

Note su Giovanna della Croce (1481-1534)

 Introduzione

Ci sono due monache chiamate Giovanna della Croce, di interesse per le persone LGBT+: Sor Juana Inés de la Cruz (1648-1695), carmelitana scalza prima, dell’Ordine di San Girolamo poi, e Madre Juana de la Cruz Vázquez Gutiérrez (1481 – 1534), francescana

giovanna della croce

La prima è stata una delle più grandi poetesse latinoamericane, e molte sue poesie erano dedicate alla nobildonna che amava e frequentava il suo monastero; ma qui parlo brevemente della seconda, elevata nel 2015 al grado di “Venerabile” per decreto di Papa Francesco. “Venerabile” significa che le si riconoscono virtù eroiche, ma per elevarla al rango di “Beata” occorre (normalmente) attribuire un miracolo alla sua intercessione, e per proclamarla “Santa” normalmente ce ne vogliono due. Immagino che i suoi ammiratori si stiano dando da fare.

Non ripeto qui la sua biografia, perché la potete leggere qui in lingua italiana (questa è la pagina originale inglese); in tale biografia ho riscontrato quattro dettagli sorprendenti che mi hanno fatto sospettare dei legami da esplorare con il mondo ebraico.

 

  1. La transizione intrauterina

Per prima cosa, Giovanna della Croce sosteneva di essere stata concepita maschio, ma di essere stata tramutata in femmina prima di nascere per intervento della Vergine Maria, che voleva che ella riformasse una comunità religiosa femminile. La transizione non fu perfetta, non solo per il comportamento (si travestì da uomo per fuggire da un matrimonio sgradito e rifugiarsi nel convento di cui sarebbe poi diventata badessa), ma anche per l’aspetto: la monaca aveva un pomo d’Adamo assai evidente che lei citava come prova del prodigio.

Orbene, un midrash riportato in varie fonti (come Talmud bBerakhot 60a) dice che Lia, moglie di Giacobbe al pari di Rachele, quando le fu rivelato che Giacobbe avrebbe avuto dodici figli maschi che avrebbero fondato ognuno una tribù, fece due conti: lei aveva già generato sei figli maschi, e stava aspettando il settimo; le serve Zilpa e Bila ne avevano già generato altri due ciascuna, portando il totale a dieci. Perciò, fece notare al Signore, se il figlio che ella aveva in grembo era anch’esso maschio, sarebbe stato l’undicesimo, e Rachele avrebbe avuto la possibilità di generare solo un figlio maschio – il dodicesimo, mettendosi in una condizione peggiore di quella delle due serve. L’Eterno ascoltò Lia e cambiò il sesso del bambino da maschio a femmina – così nacque Dina...


Raffaele Yona Ladu


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