Diurna, la transessualità come oggetto di discriminazione (editore Costa & Nolan, 2008) è un libro di Monica Romano, attivista transgender, femminista e scrittrice.
Ho letto Diurna d’un fiato, in una
notte, prendendo appunti, senza riuscire a smettere. Dentro, vi ho
ritrovato, espressi in modo potente, dettagliato e documentato, gli snodi
filosofici e politici, le chiavi interpretative – comuni a varie forme di
oppressione - che guidano i miei attivismi,
i campi in cui ogni giorno mi muovo. Alla fine della lettura, la consapevolezza che tutti i meccanismi di
oppressione, pur nella loro specificità, presentano caratteristiche comuni, che
rendono evidente l’importanza di un'alleanza dei corpi.
Al
contempo, ho provato sconforto, in quanto proprio il fatto che questo
testo renda così chiari i termini del dibattito e della discriminazione porta a focalizzarsi su quello che (a mio avviso) è il
voluto mantenimento di una determinata ignoranza sul tema transgender, a oggi ancora più estesa
rispetto ad altre categorie di oppresse e oppressi. Ritengo che il
problema sia innanzitutto a livello istituzionale, in quanto la scuola, che
dovrebbe essere uno degli strumenti fondamentali per veicolare conoscenza sugli
aspetti cardine del nostro vivere comune, non offre programmi adeguati di
informazione in tal senso, ma anche a livello mediatico, dato che, ancora oggi, delle persone transgender si continua a parlare prevalentemente in contesti di
gossip, cronaca nera e con sfumature dal macchiettistico al morboso.
Il libro è potente, molto potente.
Perché? Innanzitutto, perché travalica quello che spesso pare essere il massimo
che si possa pretendere da un potere vigente: paternalismo e carità. Il fine
non è tranquillizzare l’ordine ciseteronomartivo, ma scardinarlo. Infatti, già
nella prefazione di Diana Nardacchione, si trova espresso il concetto per cui
quando un potere non riesce più a difendersi, con la violenza o con la censura,
cerca di ridurre il dispendio delle energie concedendo la “tolleranza”,
definita come quell’atteggiamento per cui viene concesso alle nuove idee di
essere espresse, a patto che non mettano troppo in discussione l’ideologia
vigente tacitamente o implicitamente considerata come sovraordinata, o normale, o
naturale. Tuttavia, accadono poi i sovvertimenti, le rivoluzioni, e il
mondo può cambiare radicalmente, non soltanto nelle parole, e i
cosiddetti diversi non devono più preoccuparsi di proclamarsi innocui (nel senso
di "non minanti l’ordine tradizionale"), in quanto i concetti di normalità e
diversità non avranno più alcun senso logico, saranno un'illusione del
passato...
Silvia Molè
Prosegue su Il Simposio - Diamanti. Disponibile on line nella versione Kindle o paperback. Chi ne ordinerà una copia cartacea riceverà quella elettronica in omaggio.
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