Pagine

giovedì 1 febbraio 2018

"Il Bodhisattva pangender" di Michele Berton

Il Bodhisattva della Compassione è una delle figure più importanti in tutte le tradizioni buddhiste.
In sanscrito, il suo nome è Avalokitesvara; il suo significato è: ‘Signore che guarda’,  dalla combinazione delle parole avalokita – colui che guarda – e isvara – signore –.
In tibetano, è chiamato Chenrezig, ‘Signore dallo sguardo compassionevole’.
In cinese, originariamente, era Guanshiyin, dove guan significa “osservare, ascoltare, comprendere”. Shi si riferisce al samsara, quindi ai cicli di sofferenze causate da nascita, invecchiamento, malattia e morte; yin significa “suono, voce, melodia”. La sua traduzione viene resa con la frase: ‘Colei che ascolta i lamenti del mondo’, con riferimento alla misericordia. In seguito, il suo nome fu abbreviato in Guanyn. 
avalokiteshvara androgino
Rappresentazione androgina di Avalokiteshvara

Viene chiamato Kannon in giapponese, Gwam-eum in coreano, Quan Am in vietnamita, Nidubarusheckchi in mongolo; ha un nome in tutte le lingue della tradizione buddhista, sempre con significati simili, e sempre come il Bodhisattva della grande compassione.
Viene citato anche come “il Buddha Avalokiteshvara”, il Buddha della Compassione; è la personificazione della compassione universale di tutti gli esseri illuminati. Affidandoci a lui/lei, accresciamo con naturalezza la nostra compassione.
Insieme a Vajrapani  (la potenza del Buddha) e Manjushri (la saggezza del Buddha), compone la triade dei Grandi Bodhisattva.
A lui/lei sono dedicati alcuni dei sutra più importanti del canone buddhsta: il Sutra del Cuore, che fa parte della tradizione mahayana della Prajnaparamita; il Sukhāvatīvyūhasūtra (Sutra degli Ornamenti della Terra Beata); l’Amitāyurdhyānasūtra (Sutra della Contemplazione della Vita Infinita); ma specialmente il XXV capitolo dello scritto più diffuso della tradizione buddhista, il Saddharmapundarīka-sūtra (Sutra del Loto della Legge Meravigliosa). Oltre a questi, ricordiamo il celeberrimo mantra Om Mani Padme Hum.
Ciò che rende questa importantissima figura peculiare e unica nella tradizione buddhista (e non solo) è la sua non appartenenza ad alcun genere, o la sua appartenenza a ciascun genere. Infatti appare nei testi di riferimento citati in precedenza come giovane uomo, bellissima donna, ermafrodito o essere asessuato. Anche all’interno dello stesso testo...

Michele Berton

Continua su Il Simposio - Incipit vita nova (gennaio 2018). Acquistabile qui.

Nessun commento:

Posta un commento

Naturalmente, si prega di mantenere i commenti entro le comuni norme di decenza e di non scrivere alcunché di falso o diffamatorio. Altrimenti, i commenti verranno censurati.

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.