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sabato 16 ottobre 2021

Una causa contro la Yeshiva University

 Introduzione

Yeshiva University


Si tratta della traduzione dell’articolo “‘Second class citizens’: LGBTQ students allege culture of alienation and fear at Yeshiva University = ‘Cittadin@ di seconda classe’: @ student@ LGBTQ sostengono che nella Yeshiva University c’è una cultura di alienazione e paura” di Marie-Rose Sheinerman pubblicato il 4 Maggio 2021 sul sito web dell’edizione inglese della gloriosa rivista ebraica americana (ora solo online) The Forward, fondata nel 1897 (originariamente in lingua yiddish con il nome Forverts – della rivista esiste ancora una sezione in codesta lingua).

La rivista è di orientamento progressista (nel 1897 era addirittura socialista – non per niente “Forverts” e “Forward” si traducono con “Avanti!”), e non lo dimostra solo affrontando le questioni ebraiche ed americane, e le problematiche LGBT+, ma anche il conflitto israelo-palestinese.

Invece la Yeshiva University (abbreviata in Y. U.) è un’università privata ebraica ortodossa, con sede a New York City (esiste un liceo con un nome ed orientamento simile, la Yeshiva University High School of Los Angeles, ma le due scuole non sono affiliate tra loro); come precisa l’articolo, i corsi non propriamente rabbinici sono aperti a tutt@, ma questo non ha impedito ciò di cui si lamentano @ student@ che all’università hanno fatto causa. 

Le note tra parentesi quadre sono mie. Ricordo che in inglese molte parti del discorso non hanno forme distinte per genere, e molti sostantivi (come “counselor”, “professor”, “student”, “teacher”, ma anche “child”, “parent”, “sibling”, “spouse”, e pure “cat”, “dog”, eccetera) sono di “common gender”, ovvero non specificano se la persona o l’animale a cui si riferiscono sono maschi o femmine, per cui ho usato moltissimo l’“@” per mantenere l’indeterminatezza dell’originale. Mi spiace, considero il “maschile comune” un orrore delle grammatiche italiana ed ebraica.


Traduzione


‘Cittadin@ di seconda classe’: @ student@ LGBTQ sostengono che nella Yeshiva University c’è una cultura di alienazione e paura

Di Marie-Rose Sheinerman


Molly Meisels, allora al quarto anno di corso alla Yeshiva University, lo scorso autunno fu accolt@ nel suo corso con un insolito messaggio di un@ professor@: “Non m’importa se sei un ‘he = egli’, una ‘she = ella’ od un ‘it = esso’”.

[I pronomi personali e possessivi inglesi hanno tre generi: maschile, femminile, neutro – quest’ultimo si applica quasi solo agli esseri inanimati; come pronome “gender-neutral”, ovvero che non specifica il genere/sesso della persona, e non lo presume, è stato ripescato dal passato della lingua inglese (14° Secolo) il pronome “they”, che di solito invece corrisponde all’italiano “loro” - @ professor@ in questione non lo ha voluto usare, perché per l@i rinunciare ad esplicitare il proprio genere significava rinunciare alla propria umanità e vitalità].

Meisels, 22 anni, un@ de@ poch@ student@ del corso di laurea di primo livello apertamente LGBTQ in un’università di oltre 2 mila student@, ricordò di sentirsi colt@ alla sprovvista, ma non sorpres@. Aderendo ad una pratica sempre più comune nell’epoca della didattica a distanza, Meisels, che si identifica come bisessuale e non binari@, aveva scritto tra parentesi i suoi pronomi preferiti (they/she = loro/ella) insieme con il proprio nome su Zoom – l’unic@ student@ delle due dozzine di partecipanti al corso ad averlo fatto.

“Mi sono sentit@ pres@ proprio di mira, a disagio ed in pericolo”, ha detto Meisels, che frequentava lo Stern College for Women, una divisione della Y. U., ed aggiunto: “Per il resto del semestre, in quel corso, ho levato i miei pronomi dal mio nome, non ho parlato, ho fatto i miei compiti, e basta”.

Non era affatto la prima volta che Meisels si era sentit@ pres@ di mira all’università. Il caso fu percepito come uno solo dei tanti anelli di una catena lunga quattro anni di quella che Meisels e @ cinque altr@ student@ che hanno parlato con the Forward hanno visto come una cultura di silenzio alienante e paura costante che circondava i loro orientamenti sessuali [sexualities] e le loro identità di genere, alimentata dalle politiche dell’amministrazione della Y.U. e dall’evidente resistenza al cambiamento del corpo studentesco...


Raffaele Yona Ladu


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